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Raccontare il territorio: l'arte di descrivere un luogo in modo autentico

  • Immagine del redattore: Gabriele Balordi
    Gabriele Balordi
  • 1 set
  • Tempo di lettura: 6 min

Se ti occupi di promozione di un’area, di una destinazione o della tua attività in un contesto locale, ti sarai accorto che “borgo incantevole”, “paesaggi mozzafiato” e “gemma nascosta” non funzionano più. Non perché i luoghi non siano bellissimi, ma perché il lettore è saturo di parole tutte uguali. Il risultato? Indifferenza. Con lo storytelling territoriale non ti serve un linguaggio altisonante: ti serve una voce vera, capace di far emergere ciò che distingue il tuo territorio e di trasformarlo in un’esperienza memorabile. In questa guida trovi un metodo pratico, esempi e un piano d’azione per farlo senza cadere nei cliché, allineando il racconto agli obiettivi di marketing territoriale.


raccontare il territorio

Perché lo storytelling territoriale oggi fa la differenza

Oggi chi viaggia non cerca solo “cose da vedere”: cerca storie da vivere. Le scelte passano sempre più da emozioni, appartenenza, valori condivisi. Lo storytelling territoriale ti aiuta a:

  • rendere il luogo riconoscibile (brand di destinazione);

  • costruire fiducia e desiderabilità;

  • orientare le aspettative verso esperienze sostenibili e pertinenti;

  • sostenere il marketing territoriale con un racconto coerente su web, social, stampa e in loco.

Ricorda: non stai “abbellendo” il luogo; stai interpretando e restituendo la sua identità in modo chiaro, rispettoso e distintivo.

Cosa vuol dire davvero raccontare il territorio

Raccontare il territorio non è un abbellimento letterario. È l’arte (e la tecnica) di:

  • scoprire ciò che rende il territorio unico;

  • tradurlo in storie brevi e lunghe, con una voce definita;

  • strutturare contenuti che accompagnino le persone dall’interesse all’esperienza.

Elementi chiave:

  • Persone: volti, mestieri, comunità.

  • Luoghi: specificità geografiche e culturali.

  • Pratiche: riti, stagionalità, saper fare.

  • Prova: dettagli sensoriali, dati, citazioni, microstorie.

Più concretezza e sensorialità, meno aggettivi generici. Meglio “la lama del vento che asciuga l’uva sulle colline a mezzogiorno” che “paesaggi unici”.

Il legame con il marketing territoriale

Lo storytelling territoriale è un pilastro del marketing territoriale perché:

  • traduce il posizionamento in narrazione;

  • differenzia la destinazione rispetto ai competitor;

  • orienta prodotti e servizi (itinerari, eventi, hospitality);

  • alimenta PR, SEO, social, advertising con contenuti coerenti.

Allinea sempre storia e strategia:

  • Promessa di destinazione: cosa prometti e a chi.

  • Pubblici: escursionisti, famiglie, nomadi digitali, appassionati di natura o cultura.

  • Obiettivi: allungare la stagione, distribuire i flussi, aumentare la permanenza media, valorizzare aree meno battute.

Se il racconto non cambia comportamenti o percezioni, non è strategico: è intrattenimento fine a sé stesso.

Prima di scrivere: ascolta il territorio

Il racconto nasce dal campo. Fai un ascolto strutturato:

  • Intervista residenti, artigiani, guide, ristoratori, agricoltori, studenti.

  • Osserva i ritmi: mercati, feste, stagioni, lavori.

  • Cammina e annota: suoni, odori, gesti, parole locali.

  • Raccogli micro-oggetti narrativi: ricette, modi di dire, toponimi, mappe d’epoca, fotografie di famiglia.

  • Analizza dati: ricerche di viaggio, recensioni, keyword, flussi reali.

Questo materiale è il tuo “archivio vivo”: la fonte da cui estrarre storie non replicabili altrove.

Trovare la voce: tono e lessico senza cliché

Definisci una voce coerente con l’identità del luogo e con il tuo pubblico. Può essere:

  • poetica e lenta per borghi storici;

  • curiosa e brillante per città creative;

  • essenziale e concreta per destinazioni nature-based.

Cliché detox checklist:

  • Evita superlativi generici (mozzafiato, incantevole, imperdibile).

  • Specifica i sensi (che profumo/rumore/consistenza ha?).

  • Riduci gli avverbi, aumenta i verbi d’azione.

  • Usa nomi propri (luoghi, persone, specie, utensili).

  • Preferisci dettagli localizzanti: “selciato inclinato del vicolo di via X”, “foglia di verza essiccata sull’aia”.

Il test finale: se togli il nome del posto, il testo è ancora riconoscibile come tuo? Se no, riscrivi.

Struttura del racconto: il modello D.N.A.

Per passare dall’idea al contenuto, usa il modello D.N.A. (Dati–Narrazione–Attivazione).

  • Dati: mappa ciò che hai (storie, luoghi, persone, stagioni, evidenze SEO, insight da recensioni).

  • Narrazione: scegli un punto di vista (es. “mani che lavorano”, “ritmo delle stagioni”, “acqua come filo conduttore”), tonalità e format (articolo, video, reel, audio).

  • Attivazione: chiudi con una micro-azione utile e sostenibile (prenota una visita in settimana, porta una borraccia, acquista in bottega, percorri l’itinerario segnato).

Ogni contenuto deve avere un “perché” e un “prossimo passo” chiari.

Microstorie che funzionano (e template pronti)

Piccole storie, grande impatto. Alcuni template:

  • “Un oggetto, una vita”

    • Oggetto: nome, materiale, usura.

    • Persona: chi lo usa e perché.

    • Momento: quando e come si usa.

    • Passaggio: chi gliel’ha insegnato.

    • Chiusura: dove puoi vederlo/provarlo.

  • “Il minuto 00:00”

    • A mezzanotte/aurora: cosa succede (profumi, rumori, chi c’è).

    • Dettaglio imprevisto.

    • Invito rispettoso al lettore.

  • “Una parola intraducibile”

    • Termine locale: significato e contesto.

    • Episodio che lo incarna.

    • Mappa: dove lo senti ancora.

Esempio breve: “Alle 5:40 il forno apre la bocca rossa, il paese odora di segale e legna di faggio. Bianca conta i panetti con le dita infarinate: ‘Oggi ne bastano 48, il vento porta gente solo nel pomeriggio’. Se passi dalla piazzetta, chiedi il ‘tacco’ caldo: è la prima fetta, quella per chi apre il giorno.”

Nota come non c’è un solo “mozzafiato”: la scena fa il lavoro.

Dalle parole ai luoghi: esperienze e itinerari narrativi

Lo storytelling territoriale diventa leva del marketing territoriale quando genera esperienze concrete:

  • Itinerari tematici: “L’acqua e le mani” (mulini, lavatoi, artigiani), “Dalla foglia al piatto” (orti, mercati, cucine).

  • Punti-ascolto: cartelli con QR per brevi audio di residenti.

  • Piccole liturgie: il gesto che inviti a fare (suonare una campanella, annusare una spezia, toccare una pietra liscia).

  • Calendari sensoriali: cosa cambiare col mese (suoni, cieli, colori; ricette di stagione).

Disegna esperienze che non stressino il luogo: limita capienze, differenzia orari, valorizza aree meno note.

Canali e format: un piano editoriale sostenibile

Costruisci un piano semplice e ripetibile:

  • Pilastri di contenuto:

    1. Persone e mestieri,

    2. Stagioni e natura,

    3. Tavola e memorie,

    4. Architetture “vive”.

  • Format:

    • Post “microstoria + foto” (IG/FB);

    • Reel “mani in primo piano” (30–45s);

    • Articoli long form con mappe interattive;

    • Audio-clip con voci locali (podcast/QR sul posto);

    • Newsletter mensile “diario del luogo”.

  • SEO:

    • Integra keyword come “storytelling territoriale”, “marketing territoriale”, “itinerari narrativi [nome luogo]”, “cosa fare a [stagione]”.

    • Usa dati strutturati (Event, Place), pagine per stagione, FAQ con domande reali.

  • UGC:

    • Linee guida per contenuti dei visitatori (hashtag dedicati, privacy, consenso immagini).

    • Curatela: seleziona, ringrazia, contestualizza.

Scegli una cadenza sostenibile (meglio costante che intensa e breve).

Misura ciò che conta: dal racconto all’impatto

Indicatori utili per capire se la narrazione funziona:

  • Brand e discoverability: ricerche del nome della destinazione, menzioni organiche, backlink di qualità.

  • Coinvolgimento: tempo di lettura, salvataggi, condivisioni, completion rate dei video.

  • Comportamenti: click su itinerari, prenotazioni in giornate “non di punta”, vendite in bottega locale, partecipazione a eventi.

  • Equilibrio: distribuzione flussi su aree/mesi, soddisfazione dei residenti (survey), tasso di ritorno.

Misura per imparare, non per compiacerti: se un contenuto attira un pubblico non in linea, ricalibra voce e call to action.

Rischi e responsabilità: niente gentrificazione narrativa

Un racconto patinato può innescare conseguenze indesiderate: affitti che salgono, negozi per turisti, perdita di vita quotidiana. Evita la “cartolina perfetta” e pratica uno storytelling responsabile:

  • Dai voce ai residenti, non solo alla promozione.

  • Indirizza i flussi in giorni/ore sostenibili.

  • Evidenzia regole di rispetto (rumore, rifiuti, accessi).

  • Supporta economie locali: suggerisci acquisti consapevoli.

  • Spiega limiti e fragilità (sentieri chiusi, periodi di riposo).

La bellezza che difendi è la prima risorsa del tuo racconto.

Esempio pratico: dal borgo “mozzafiato” a una storia che resta

Prima (cliché): “Scopri un borgo incantevole circondato da paesaggi mozzafiato. Perditi tra vicoli caratteristici e assaggia piatti tipici. Un’esperienza imperdibile!”

Dopo (narrazione concreta): “Alle quattro del pomeriggio le sedie compaiono davanti a porta Tobia: tre, sempre le stesse, con il sedile di corda consumato. Lucia sbuccia le mele cotogne e racconta di quando l’acqua scendeva libera dal lavatoio. Se passi di giovedì, chiedile del ‘fiocco di sale’: ti indicherà il muro caldo su cui asciuga i pomodori. Da qui, in cinque minuti, raggiungi il vecchio mulino: Pietro ti fa sentire con la mano la farina di segale appena macinata. Portati una busta di tela, qui non usano plastica.”

Cosa cambia:

  • Dettagli specifici (nomi, oggetti, gesti).

  • Sensazioni tangibili (corda, farina, muro caldo).

  • Inviti pratici e rispettosi (giorno giusto, busta di tela).

  • Micro-itinerario reale.

Toolkit operativo: domande, esercizi, checklist

Domande guida prima di scrivere:

  • Cosa c’è qui che altrove non esiste nello stesso modo?

  • Quale fragilità devo rispettare/valorizzare?

  • Chi è il portatore di memoria/innovazione più credibile?

  • Qual è il suono/odore dominante in questa stagione?

Esercizi rapidi:

  • 5 minuti senza aggettivi: descrivi un luogo solo con verbi e sostantivi.

  • Mappa dei sensi: per un itinerario, elenca 3 suoni, 3 odori, 3 superfici.

  • Lessico locale: raccogli 10 parole del posto e usale in frasi comprensibili.

Checklist prima della pubblicazione:

  • Ho eliminato i superlativi generici?

  • Un residente si riconoscerebbe in ciò che ho scritto?

  • Il contenuto orienta verso comportamenti sostenibili?

  • C’è un prossimo passo concreto (prenota, ascolta, visita, acquista locale)?

  • Posso misurare l’esito (link tracciato, QR, codice bottega)?

Integrare stakeholder: come lavorare insieme

Il tuo racconto cresce se lo costruisci in rete:

  • Tavolo editoriale mensile con Pro Loco, guide, ristoratori, artigiani, scuole.

  • Libreria condivisa di asset (foto, audio, testi, liberatorie).

  • Calendario delle “voci ospiti”: ogni mese una persona del luogo racconta.

  • Micro-fondi per contenuti di comunità (laboratori, interviste, archivi digitali).

  • Formazione su storytelling territoriale e marketing territoriale per chi accoglie.

Più voci autentiche, meno voice-over impersonali.

Errori comuni da evitare

  • Estetizzare la povertà o la marginalità.

  • Appiattire differenze culturali in “folklore”.

  • Importare format virali senza adattarli al contesto.

  • Usare immagini stock non aderenti al luogo.

  • Promettere oltre la capacità di carico.

  • Dimenticare la manutenzione dei contenuti (orari, contatti, percorsi).

La credibilità si costruisce sui dettagli che mantieni nel tempo.

Conclusione: la tua voce conta

Lo storytelling territoriale non è un trucco creativo: è il modo con cui una comunità si riconosce e si presenta al mondo. Se scegli dettagli veri, rispetti i ritmi del luogo e li trasformi in esperienze accessibili e sostenibili, il tuo marketing territoriale diventa più efficace, etico e memorabile. Inizia oggi: ascolta, scegli una microstoria, pubblica con un invito chiaro. La differenza tra una cartolina e un ricordo che resta è tutta lì.

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